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lunedì 18 aprile 2016

Referendum, Renzi e Democrazia

La litania del “chi non ha votato è uno a cui non importa nulla” è francamente fastidiosa.

Per chi, come me, ha sempre votato e, questa volta, non l’ha fatto per ragioni che ritengo essere forti non è solo fastidioso ma quasi offensivo: nei referendum, del resto, il non voto è costituzionalmente ammesso, come ha ricordato il Presidente Emerito: è un diritto sacro santo dell’elettore non andare a votare

Detto questo, il referendum aveva tre motivazioni che io non condivido.

1) Quella maggioritaria, che vuole osteggiare le fonti fossili per passare alle rinnovabili. Una opzione, a tutt’oggi, illusoria e che può essere anche pericolosa, per l’economia e l’ecologia. La redditività dell’eolico, del solare, etc. è assai minore che quella del nucleare e delle fonti fossili, quelle cioè che consentono di muovere le fabbriche, i treni, ovvero l’industria. Un conto è mettere pannelli solari (per la cui produzione si usa tanta, troppa energia) su tutte le case, un conto è pensare di muovere Mirafiori con il solare. C’è poi il problema dell’impatto ambientale: riempire campi oggi adibiti a grano, frutta, boschi, prati, etc. di pannelli solari è esteticamente brutto e anti-ecologico. Vi è poi la questione che del NOismo: no al nucleare, no alla TAV, no alle trivelle, no all’Ilva, no alle discariche, no alla carne, no al cibo prodotto in modo industriale e via discorrendo. Sono spesso questi “no” senza senso, dettati da un conservatorismo che trasforma la così detta “Sinistra radicale” nella destra più retrograda e anti-modernista dall’epoca della Vandea. Sono “no” sbagliati: eticamente, perché i treni uniscono, perché il cibo industriale salva o potrà salvare milioni di persone dalla fame; economicamente, perché per fare gli insegnati, i ricercatori, gli avvocati, gli impiegati, i medici, gli artisti, i ballerini, ci vuole un paese che produce ricchezza e che si possa permettere tali nobili e bellissimi mestieri. E, in questo senso, il reiterato “no” al nucleare è una ferita che ancora scontiamo, soprattutto perché l’Italia vive di energia nucleare venduta da Francia e Svizzera e perché centrali nucleari sono state convertite in centrali a carbone, assai più inquinanti.

2) Vi è poi chi ce l’ha con Renzi: ad esempio gli insegnanti, inviperiti per il concorso, inviperiti per l’Invalsi, inviperiti per tutto (parlo di loro, perché di loro leggo su Facebook più di sovente). È un lobbista, un populista, uno che governa con Alfano, un faccione, etc. Vero, tutto vero. Ma, poi, mi chiedo perché non abbiate fatto lo stesso pandemonio con il “facciamoci una banca” della vecchia dirigenza PD, perché non siate irritati dal sistema dirigista delle Coop rosse, perché non osteggiate i Bersani che alla generazione dei trentenni diceva di attendere e fare la gavetta, di ascoltare gli anziani: una idea di socialismo né pre-sessantotto né ante-guerra, ma prossima al 1848. Del resto, il PD ha perso le ultime elezioni con Bersani: preferivate Grillo al governo, che è anti-europeista, anti-euro, anti-immigrati? Se la pensate così, beh, ve lo dico con franchezza: non ditevi di sinistra. Non è un male esser di destra, semplicemente è opportuno chiamare le cose con il loro nome. Tornando a Renzi. Le lobbies ci sono sempre, miei cari, il problema è come ci si rapporta loro. E, poi, mi piacerebbe che la gente riflettesse su un fatto: è o non è l’interesse superiore del paese più importante di quello di un comune o di una regione? Con questa cosa del federalismo becero il Passante di Valico o l’alta velocità sono costati 5 volte in più che le corrispettive opere – ad esempio – in Spagna: per fare un metro di alta velocità, bisogna ricompensare un comune che ha spostato un cimitero o una masseria con milioni di euro, sempre che tali enti locali non blocchino l’opera. È questo un modo di operare indecente. Poi, mi vien da pensare a Roma, la mia amata città: mafia capitale, che è nata con Alemanno, non è stata sfruttata dal PD di Renzi, perché Marino (che sia innocente o meno poco importa) è stato eletto prima che Renzi diventasse segretario. Al limite, è colpevole il PD dei Cuperlo. Su Renzi come persona e politico, bisogna ammettere che, nonostante il suo populismo che a me (fighetto pseudo-intellettuale) non piace, qualcosa egli ha fatto: la legge sulle unioni civili; un concorso della scuola che farà anche schifo, ma che impone il principio secondo cui, per avere un posto pubblico, te lo devi meritare; un incremento degli occupati; una legge elettorale che è da sempre stata nel programma del PD, dei DS e del PDS, ossia il doppio turno. Poco, direte, ma sempre meglio dei governi del passato (fatto salvo il mio amatissimo Prodi, che ci ha portato nell’Euro salvandoci dal disastro economico e che ci ha consentito di avere una ricchezza comparabile a quella di un Tedesco).

3) Ci sono questioni economiche, ossia relative alle royalties e al fatto che le multinazionali del petrolio vengono lasciate libere di abbandonare le piattaforme ormai non più produttive. E io mi chiedo: è ostacolando gli investimenti nel settore che si migliora la situazione? Il vero problema, però, è il rapporto con le multinazionali, oggi tanto difficile: esse lavorano in un posto e pagano le tasse dove pare a loro. E non è l’insipienza dei governi, ma è il fatto che gli Stati hanno bisogno degli investimenti privati per sfruttare alcune potenzialità (come le risorse fossili) e cercano di mettersi d’accordo con potenze economiche che sono più forti di loro. La soluzione ci sarebbe: gli Stati Uniti di Europa, che potrebbero imporre – ad esempio – alla FIAT di non pagare le tasse nel paese comunitario che più gli fa comodo, ma dove evidentemente la multinazionale fa profitti. Lo stesso vale non solo per i petrolieri, ma per l’Apple, Amazon, Nestlè, etc. Uno stato piccolo (e 60 milioni di abitanti, oggi, sono pochi) non ha la forza di trattare con le lobbies e le grandi potenze economiche, semplicemente perché tali multinazionali possono operare nel paese vicino.

Detto tutto questo, mi sia permesso dire a Emiliano, il quale ieri sera ha usato toni indegni di un socialista, quanto segue: se hanno votato 14 milioni di rispettabilissimi cittadini (di cui oltre due milione contrari al referendum), non è vero che solo questi 14 milioni si sono informati. Ci sono 33 milioni di persone – la stragrande maggioranza – che hanno scelto di non andare a votare un referendum ritenuto da loro pretestuoso e sbagliato. Se l’opinione di chi è andato a votare ha dignità – e ci mancherebbe! – è doveroso rispettare anche chi non la pensa come quel 31%.


È questo, del resto, il sale della Democrazia.

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