Χαίρετε, φίλοι!

venerdì 13 marzo 2015

E se la soluzione per una 'buona scuola' non fosse innovare i vecchi programmi ma fare bene quelli che oggi sono generalmente disattesi?

Considerazioni sparse sul DDL detto della «buona scuola».

1) «La Buona Scuola è buona autonomia», ma bisogna vedere come essa viene applicata: chi controlla l’operato di una scuola? Chi verifica se i programmi svolti siano consoni?
2) «Il dirigente sceglie la sua squadra», ma la discrezionalità di una sola persona è un rischio, non solo perché in Italia contano troppo le amicizie, ma anche perché un preside non può avere le competenze per scegliere i migliori di tutte le aree disciplinari.
3) «Piano straordinario e poi solo concorsi», con la speranza che, dopo avere immesso tanta gente, non si decida poi di assumere tramite concorso un numero irrisorio di persone, magari molto più qualificate di quanti si trovano oggi in GaE.
4) «Studiare per il futuro», a meno di non ridurre quanto è invece fondamentale per un giovane, ossia italiano, matematica e le materie tradizionali. Postilla sulla ginnastica: finiamola con questa sciocchezza che i ragazzi debbano fare sport, perché un giovane deve principalmente studiare, con fatica, per migliorare sé e il suo paese.
5) «Scuola-lavoro e digitale» sono due sciocchezze: può essere utile negli istituti tecnici (si potrebbero invece prevedere tirocini pagati dopo il diploma), mentre nei licei rischia di essere una grossa perdita di tempo, sottraendo tempo allo studio. Digitale? Un buon libro è tale sia stampato che in pdf, mentre una lavagna elettronica o un tablet (che i ragazzi e gli insegnanti non sanno usare) non rende un prof. o un ragazzo scarsi magicamente dei geni.
6) «Stop classi ‘pollaio’» è una presa in giro: è vero che fare classi di 15/20 alunni migliorerebbe non solo la sicurezza, ma la didattica (un prof. scarso gestisce meglio 15 alunni di 30, oltre a fare statisticamente meno danni), ma, per fare una cosa simile, gli insegnanti vanno raddoppiati. E dove trovate i soldi?!
7) «Una Card per l’aggiornamento» è una bella cosa, ma a) gli insegnanti ci si compreranno l’ultimo iphone di grido, b) tale bonus varrà probabilmente solo per gli assunti a tempo indeterminato, con i precari esclusi dall’aggiornamento (perché con 100.000 immissioni, ovviamente, il precariato non sparirà). Non sarebbe meglio adeguare gli stipendi degli insegnanti alla media europea?
8) «Un bonus per valorizzare i docenti»: e chi decide chi è bravo e chi no? Un prof. severo, che fa sfigurare i colleghi per quanto lavora, rischia di non ricevere il bonus, magari perché fa arrabbiare i genitori, oggi troppo permissivi.
9) «La Scuola trasparente»: sarebbe sufficiente verificare le dichiarazioni di servizio, i requisiti di accesso alle graduatorie e i vari crediti formativi: oggi, essi sono autocertificati (della serie, FIDATI!). Quante magagne verrebbero fuori!
10) «Investire sul futuro con 5 per mille e school bonus»: ossia, diamo soldi alle scuole paritarie, che sono notoriamente diplomifici dove si regalano voti e pezzi di carta. Le scuole privare andrebbe banalmente chiuse, non finanziate.
11) «Un bando per le ‘Scuole Innovative’ e controlli sui controsoffitti»: mi rifiuto di pensare che possa essere un punto della 'buona scuola'. Se un edificio pubblico cade a pezzi, lo si ripara. Proponete invece un piano straordinario per il recupero idrogeologico ed edilizio dei beni dello stato: siamo seri, per favore!

La «mia scuola»

1) valutare le competenze di tutto il corpo insegnante; 
2) assicurare che tutte le scuole facciano un programma di base identico, per evitare differenze fra scuole di serie A e B; 
3) ridurre gli alunni per classe a una media di 16/18; 
4) riformare le classi di concorso, evitando che un grecista insegni italiano; un filosofo storia; un matematico fisica; un italianista latino (dio ce ne liberi!); 
5) potenziare lo studio della lingua madre, questo anche quando si fa un compito di biologia, poiché non si impara l'inglese se non si conosce l'italiano; 
6) frenare le pressioni delle famiglie sui docenti; 
7) licenziare tutti coloro che scaldano le cattedre, in attesa della pensione (sperando che costoro non abbiano appena 40 anni)

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