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lunedì 24 ottobre 2011

Il senso dell'eroe moderno

Nella giornata di ieri c'è stato un triste evento, che non può non dispiacere. Un ragazzo di 24 anni ha perso la vita in Malesia. La presentazione di quel giovane dai capelli simpatici fatta dai tg e dai giornali è stata – non si può usare altra espressione – una presentazione da eroe. Non voglio essere empio né indelicato, ma desidero essere onesto: il fatto è di per sé sì doloroso, ma, sin dalle prime notizie, ho provato un forte senso di fastidio. Fastidio, perché non capisco come possa essere ritenuto un eroe una persona che, senza una vera necessità e utilità per il genere umano, aveva deciso di vivere a 300 km all'ora, appeso alla vita grazie alla stabilità di due ruote, che sono per natura instabili e insicure. Sì, fastidio, quando ho visto milioni di persone commuoversi, quando ho visto facebook riempirsi di lacrime e i giocatori di calcio stringersi a centro campo, con il lutto al braccio.

Ieri, mi dispiace, non è morto né Nelson Mandela, né Giuseppe Garibaldi, né Albert Einstein, né Bruno Gentili, né Christiaan Barnard, né Giacomo Leopardi. No, ieri è morto un centauro, che fra l'altro non andava a lavorare con la sua moto, ma lavorava con essa, su di essa. E per soldi. Sì, esprimo dispiacere, ma non è possibile parlare di eroe, né presentarlo – magari inconsapevolmente – come tale.

La verità, purtroppo, è che abbiamo tanto bisogno di eroi, l'uomo ne ha sempre avuto bisogno. Ma se Achille aiutava a vincere la guerra e Gesù Cristo consentì alle masse di godere dei princìpi di humanitas che una parte del mondo classico aveva elaborato, beh, quel giovane non ha fatto proprio nulla, se non andare oltre ai limiti umani consentiti, peccare di hybris – se volete – senza neanche «seguir virtute e canoscenza».

Il senso dell'eroe moderno, spero, sia un altro. L'eroe è un altro, nel nostro mondo. Eroe è una ragazza che da 3 anni sogna di divenire insegnante, per rendere le future generazioni migliori, e che non riesce a farlo, perché il ministero della pubblica istruzione ha chiuso le scuole di specializzazione. Eroe è chi ogni mattina, senza neanche essere pagato, va a studiare una materia che solo pochi considerano importante e lo fa, perché crede che l'Umanità senza il greco e il latino sarebbe peggiore. Eroe è chi mette in dubbio tutta la sua vita privata per raggiungere un sogno che, almeno per qualcuno, è di pubblica utilità. Eroe è chi fa campare la propria famiglia con 1200 euro al mese con due figli, senza fare debiti. Eroe è chi, tutte le mattine, lavora, soffre e fatica per un mondo migliore. Mettendo in gioco se stesso, magari cadendo da un ponteggio, magari finendo sotto le macerie di una casa/laboratorio in quel di Barletta.

L'eroe moderno è un eroe anonimo, un milite ignoto, che affronta le difficoltà del mondo e i mostri che questo mondo crea nelle nostre anime. Eroe è chi vive, fa del bene ed ama, nonostante le difficoltà, nonostante le fragilità del cuore, nonostante le ferite che la vita ci causa. Un po' come tanti Menelao feriti dalla freccia di Pandaro.

Ma lui, il centauro, era coraggioso, direte voi. Già, come se non ci volesse coraggio ad alzarsi tutte le mattine, magari dopo una notte insonne di tristezze. E mi vien da pensare che, se domani finissi sotto un camion con la mia bicicletta da corsa – guidata da qualche tempo in modo un po' spericolato – per venire in centro a fare il mio dovere, nessuno, proprio nessuno mi considererebbe un eroe. Come quel pilota, però, forse avrei guidato in modo un po' azzardato – ma certo non a 300 all'ora! – ma sarei andato a fare qualcosa che considero fondamentale per il futuro dell'Umanità. E non solo io lo considero tale. Un anonimo eroe moderno, insomma.

2 commenti:

  1. Sono del tutto d'accordo con te, sia sul fatto che non si possa usare per quel ragazzo la parola eroe, sia su cosa sia, oggi, un eroe.
    Però, penso che non ci sia nulla di male a commuoversi per un ragazzo che muore a 24, che non ci sia niente di male se i calciatori -sportivi come lui- gli dedicano un pensiero, o se qualcuno dice una preghiera per lui.

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  2. Il problema, Dilhani Heemba, è che lui esiste, perché è mediatico. Quanti veri eroi esistono, totalmente ignoti, totalmente misconosciuti. Noi viviamo di eroi patinati, costruiti. Vai a vedere il video di Gramellini che ho postato qualche giorno fa sulle donne di Barletta. Molti non solo non si sono commossi per loro, ma qualcuno probabilmente non avrà neanche saputo che erano morte. E questo fa molta tristezza.

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