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domenica 10 marzo 2013

Educazione, legalità e le ragioni per cui (ancora!) vince Berlusconi

Il giorno dopo le elezioni politiche molti continuavano a ripetere: "ma come è possibile che un terzo degli Italiani continui a votarlo?". E tutti a stupirsi, tutti a strabuzzare gli occhi, scuotendo la testa. No, non è possibile, dopo tutto quel che ha fatto.

Sinceramente, io non mi sono stupito. Non solo perché non penso che la metà degli Italiani, senza leggere un giornale o ascoltare un TG, possa cambiare idea, ma perché sono convito che il 'marcio' stia proprio in chi critica Berlusconi: falso ideologico qualcuno chiamerebbe le loro azioni.

Per esemplificare questo mio pensiero, partirò da una esperienza personale. Sto seguendo, in questi mesi, un corso per divenire insegnante di lettere, ovvero - che che se ne dica - il pilastro dell'educazione morale e civile italiana. Il corso è organizzato male, occupa tutti i pomeriggi e obbliga alla presenza: ciò significa che una persona come me, che ha ottenuto la mattina una supplenza fuori dalla città in cui si svolge il corso, deve scapicollarsi per arrivare in tempo a lezione (intorno alla 15), mangiando di sovente un panino per strada. Una vitaccia, insomma. Dicevo, il corso ha obbligo di frequenza perché sia convalidato.

Pace, queste sono le regole e a queste ci atteniamo. O, meglio, queste regole valgono solo per me e per pochi altri. In aula, infatti, se alzi gli occhi, vedi chiaramente che meno della metà dei corsisti è presente; invece, il foglio delle firme, che gira tra i banchi, non registra pressoché nessun assente.

Miracolo.

Miracolo nel senso che molti dei futuri educatori dei nostri giovani fanno coerentemente in modo che nessuno risulti assente. E non stiamo parlando di un favore per una persona che sta male, che ha un vero problema, di una eccezione: no, ma di un progetto per fare gli affari propri a casa, nonostante l'impegno.

Ma fosse solo questo. Questi futuri insegnanti cercano di varcare le soglie della confidenza con chi li dovrà giudicare in futuro, il che, in chi ha la cattiva abitudine di pensar sempre male, potrebbe sembrare il tentativo di cercare favori, di essere esentati da un lavoro che altri dovranno fare, perché esso è stato prescritto dalla legge.

Quelli di cui sto parlando, si noti, sono generalmente acerrimi nemici di Berlusconi, delle sue leggi ad personam, del conflitto di interessi, degli affari privati in atti pubblici. E quel che è triste è che non capiscono che, nel loro piccolo, essi fanno come lui, oltretutto distinguendo fra corsisti di serie B (quelli che si adegueranno socraticamente alla leggi, magari anche ingiuste) e corsisti di serie A (a cui tutto è permesso).

Per questa ragione, onestamente, quel che provo in questo momento corrisponde a quello che scrissi, in altra sede, tempo fa:

"Finché gli Italiani continueranno a fare i furbi per i propri comodi, a violare regole considerate dal loro personalissimo arbitrio poco giuste, a non pretendere da se stessi quella dirittura morale che pretendono dagli altri, a pavoneggiarsi e a lamentarsi di azioni che non possono compiere, ma che compierebbero, se potessero, gli Italiani - dicevo - non si meriteranno altro che buffoni, pagliacci o semplici ladri come classe dirigente".

Intanto, nel mio piccolo, continuerò ad attenermi alle leggi, cercando di migliorarle grazie agli organi democratici. Questo insegnerò ai ragazzi, affinché siano veri cittadini. Nella speranza che l'Italia divenga un paese migliore.

2 commenti:

  1. Non so se sia un problema peculiare o esclusivo degli Italiani. Credo che, in generale, per tanti la legalità costituisca una comoda arma da usare quando la sorte si mostra con loro ingiusta.
    Molti si fanno baluardo del 'giusto', per ristabilire equilibrio tra chi ha di più (gli altri) e chi ha di meno. Naturalmente, secondo il proprio arbitrio.
    Per questo, si fatica a trovare reale rispondenza tra parole e fatti.
    In generale, quando si trasgredisce una legge (giusta o ingiusta che sia), si dovrebbe sempre pensare se si sta ledendo qualcun altro che, invece, la segue pedissequamente, vuoi per serietà personale, vuoi per impossibilità concreta, vuoi per 'mancanza di coraggio'.
    Il principio base dovrebbe essere questo, secondo me.

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  2. E, comunque, capita a fagiolo la mia versione di Demostene: [...] τοὺς ἐπὶ τοῖς πράγμασι δωροδοκοῦντας κολάζειν καὶ μισεῖν πανταχοῦ, ἵν᾽ οἱ μέτριοι καὶ δικαίους αὑτοὺς παρέχοντες εὖ βεβουλεῦσθαι δοκῶσι καὶ τοῖς ἄλλοις καὶ ἑαυτοῖς.
    Sempre che io l'abbia capita... o.O

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