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lunedì 9 gennaio 2012

Anvedi 'sto fascio

Come scrissi qualche mese fa, una terribile paura mi sta cogliendo in questo periodo, serpeggia nel mio stomaco e non mi fa dormire la notte (non esageriamo, ora!): «mamma, sto a diventa' 'n fascio!».

Questa frase m'è tornata alla memoria questa mattina, dopo aver goduto "come un riccio" all'intervista di Monti ieri sera da Fazio. Ci sono tante considerazioni che questo social democratico radicale di Simonide si fa nei suoi soliloqui sotto la doccia o pedalando per i vicoli bolognesi, soliloqui che tendono a giustificare ideologicamente il suo piacere "carnale" ad essere governato da un liberista fottuto. 

In primo luogo, non c'è che dire: Monti ha il physique du rôle del primo ministro. Vestito in modo impeccabile, è pacato, non sembra né una mortadella (e badate: io adoro il Mortadella!) né fa regate chic sulla sua barca nel mare pugliese né non tocca culi a destra e a manca; non fa le corna, parla inglese, non parla di passera ogni 30 secondi e non fa vestire tettone di turno da poliziotta-puttana; non regala rolex ai lacchè, ma offre cotechini con le lenticchie ai suoi ospiti. E non frequenta persone che provano a suicidarsi con lo scotch (con lo scotch, vi rendete conto?!).

Monti, poi, sprizza competenza da tutti i pori, non è un fiscalista che fa il ministro anti-evasore dalle 8:00 alle 16 e l'aiuto-evasore dalle 16:00 alle 8:00 del giorno dopo; a domanda, a volte risponde: «non so, debbo rifletterci, non sono questioni che si possono risolvere con una battuta». Non fa spot, insomma.

A parte questi elementi che mi ispirano grande simpatia, c'è una ragione più profonda che mi spinge a vederlo con favore. L'Italia non è certo il paese più socialista, ma il più stalinista sì (Cuba glie fa 'na pippa!). Basta essere legato a una corporazione o a una grande organizzazione (farmacisti, tassisti e, sì, qui lo dico: i sindacati) e tac, state a posto. È il paese in cui è tutelato chi ha un lavoro, chi ha lavorato, chi ha una rendita di posizione, etc., ma non i giovani precari, non chi ha idee o abilità. È un paese che non premia il merito. Provoco: un pensionato in buona salute e con una casa di proprietà non ha vere difficoltà a vivere con 900 euro al mese o anche un po' meno... Un cassa integrato, che di difficoltà ne ha da vendere, sa comunque che nel disastro una base di appoggio ce l'ha, su cui innestare un lavoretto (magari al nero) o per cercare qualcos'altro. Ma un giovane precario? Finito un contratto co.co.co. o una borsa di studio, non riceve nulla, eppure le bollette gli arrivano lo stesso, accidenti!

L'Italia è un paese in cui i dipendenti pubblici che giocano a farmville su facebook non vengono licenziati, dove un giovane non riceve aiuto, se non dai suoi genitori (il che ne limita molto la libertà! Altro che bamboccioni!), un paese in cui chi fa uno sciopero selvaggio (ovvero fuori da ogni regola) non viene cacciato, un paese in cui la gente prende ferie o peggio malattia per vedere la partita di calcio (in fondo, Marchionne non ha tutti i torti...) o per andare in vacanza.

Di fronte a tutti questi soprusi, un po' di sano liberismo – diciamolo – non può che far bene. Perché solo quando saranno eliminati soprusi e abusi, sarà possibile fare un vero socialismo. Non un socialismo becero del «viva i lavoratori!», ma un socialismo che premi i migliori e non abbandoni i peggiori. In ogni campo e con giustizia sociale.

Per questo «viva Monti!», ma, soprattutto, viva il Presidente, che nel discorso di Capodanno ha ammesso di essere il deus ex machina di questa operazione, in una Repubblica che, pro tempore, è decisamente presidenziale. 

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