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giovedì 6 settembre 2012

Il nuovo mondo

Ed eccomi qua, dopo un discreta assenza (giustificata), per raccontare ai tre gatti che mi leggono la mia nuova avventura. Sì, avventura, se si pensa alla quantità di chilometri (e di fusi orari) che mi separano dal «bel paese dove il sì suona»: là tutti sarete sotto le vostre belle copertine, chi afflitto da brutti sogni, chi cullato da calde immagini e dalle persone care (che tanto mi mancano).

Sono nel Nuovo Mondo, come si potrebbe dire usando una brutta espressione eurocentrica, nella città di Barack e – non sto scherzando – a due passi dalla casa di Hillary e Bill Clinton, come dire: nel regno degli hamburger, del ketchup, delle confezioni giganti al supermercato e dei Fat-Men-Walking, come molti di noi – e, in fondo, anche io – ci immaginiamo questi strani tipetti americani.

Eppure, devo sinceramente ammettere che, in questa prima settimana, l'America mi ha veramente sorpreso, e in positivo. A parte il fatto che la gente non è poi così grassa (anzi! Corrono tutti...), quello che sorprende di questo paese è l'efficienza e la gentilezza. Farò tre esempi, che mi hanno veramente stupito.

Mercoledì scorso arrivo verso le 15 al centro di ricerca in cui alloggerò per i prossimi mesi. Lo staff si è preoccupato, oltre ad accogliermi a braccia aperte, di farmi trovare nel frigo (e che frigo!) un bottiglione di succo d'arancia, una confezione di pane, due snack, della frutta, del caffè, del burro, del tè, un po' di zucchero. In più, carta igienica, scottex, il letto fatto, asciugamani in abbondanza e un mocio nuovo nuovo.

Ok, mi dico. Forse è il Centro ad essere così. Dato che ho bisogno di cenare, vado al supermercato (aperto 24 ore su 24: cioè sempre). Dopo essermi perso fra la quantità di mercanzie, giungo alla cassa, non scegliendo quella self-service, nel timore di sbagliarmi. Il cassiere è un distinto signore di colore che, come per ogni cliente, mi riempie i sacchetti, mano mano che fa passare i prodotti alla cassa. Io, braccia conserte, attendo estasiato. Era lui il cassiere più gentile del supermercato? No, perché tre giorni dopo un'altra cassiera, vistomi perplesso, mi ha chiesto cosa stavo cercando: poi, si è alzata ed è andata gentilmente a prendermi quanto volevo.

L'ultimo episodio è di questa mattina. Dovevo aprire un conto in banca e, memore dei miei trascorsi italici e francesi, mi apprestavo alla sfida del secolo. Mi riceve un uomo di colore dal nome nigeriano (wow) e mi dico: «non capirò nulla, i colored hanno spesso uno slag difficilissimo». Non so se ha sillabato, ma tra uno scherzo e qualche domanda interessata su cosa facevo in America, nel giro di 30 minuti non solo mi ha aperto il conto (solo con un documento, con una lettera di residenza e, soprattutto, senza soldi), ma mi ha dato immediatamente un bancomat funzionante! Non solo, ha preparato una lettera per l'amministrazione del Centro affinché possa rapidamente versarmi la borsa di studio...

Insomma, devo dire che l'impatto con gli USA è stato grandioso: una società veramente multietnica, che molto dovrebbe insegnare a questa Europa che, tronfia della sua antica cultura, riempie di burocrazia e di maleducazione il cliente, il turista o il semplice cittadino. Un paese, l'America, che lascia in un Europeo la sensazione di essere un uomo di Cro-Magnon di fronte ad un sapiens sapiens.

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